Guardare indietro

Pubblicato in Opinione Liberale dell’aprile del 2017

Il 21 maggio 2000, a soli 11 mesi dalla presentazione del messaggio del Consiglio federale. Il popolo svizzero approvava con una chiara maggioranza del 67,2% il primo di quelli che oggi vengono chiamati gli accordi bilaterali e che allora erano invece definiti i sette accordi settoriali: veniva così posta una fine ad una situazione di latente tensione nei rapporti fra la Svizzera e l’Unione Europea, ma soprattutto si creavano le premesse per un rilancio economico del nostro paese dopo un periodo decisamente difficile. Ce lo siamo dimenticati, presi come siamo dalle preoccupazioni per il futuro, ma uno sguardo all’indietro può servire: la Frankfurter Allgemeine Zeitung, uno dei più importanti giornali tedeschi, aveva scritto nella sua edizione del 18 dicembre 2003 in un editoriale che “non è la Germania ma la Svizzera il fanalino di coda europeo quanto a crescita economica. L’economia ristagna dall’inizio degli anni 90 (…) Il debito pubblico si è più che raddoppiato (…) Da nessuna parte la quota dello stato cresce più velocemente che in Svizzera.”
E’ importante ricordalo oggi: la politica negli anni novanta aveva lottato per portar fuori il Paese da una situazione di reale rischio di depressione economica, cercando di creare le premesse per un’integrazione economica nel grande mercato europeo. Gli accordi bilaterali erano questo, e lo sono tuttora: la possibilità di disporre di un mercato in cui la Svizzera, paese da sempre votato all’esportazione, possa vendere i suoi prodotti di qualità, dal formaggio alle turbine, dagli orologi ai prodotti informatici. L’operazione è riuscita e continua a dare buoni frutti: dalla seconda metà dello scorso decennio la Svizzera ha ripreso a crescere in modo importante, il debito pubblico è stato sempre più ridotto ed il benessere è rimasto intatto, malgrado le grandi paure che percorrono la società ed i guai che vediamo intono a noi. Ma, come spesso accade, quando le cose vanno bene non lo si nota e lo si dà per scontato. E’ un esercizio pericoloso poiché rischia di mettere in discussione, per disattenzione o eccesso di concentrazione nelle preoccupazioni, la capacità del paese di creare le premesse di un nostro continuo successo. Bello dunque avere un’occasione per guardare un po’ indietro e riflettere.